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IL VOLTONE DI BOLOGNA

Sono gli ultimi giorni di aprile ed è un piacere passeggiare tra i vicoli di Bologna gremiti di gente e turisti. Nella celebre cornice di Piazza Maggiore ci arrivano all’orecchio le note di “Fotoromanza” suonata da uno dei tanti artisti di strada che qui, nella città dei tortellini, ha trovato modo di esprimersi.

La stessa, quella "bella" nelle “sere di maggio” che ormai è praticamente alle porte, decantata da un altro famoso cantautore partorito tra i suoi lunghissimi portici.

Manco a farla a posta, la canzone di prima diceva “Ti telefonerò…” e così abbiamo spostato la nostra attenzione proprio accanto al Nettuno, che dall’alto della sua aura densamente austera, domina il centro del cuore pulsante felsineo come il dio su un pulpito tra una folla reverenziale.

Qui, a cavallo del 1200, il Comune fece erigere alcune sue sedi istituzionali: il Palazzo di Re Enzo, quello del Capitano del Popolo e quello del Podestà. Proprio alla base di quest’ultimo, sotto il cosiddetto “Voltone”, se vi mettete come se foste in castigo ad uno dei quattro angoli e bisbigliate qualcosa, verrete ascoltati da chi è nella stessa postura sull’angolo in anti diagonale al vostro.

Ci abbiamo provato e abbiamo appurato con grande stupore che questo particolare “servizio di telefonia gratuito” funziona veramente.


Al riguardo, non abbiamo reperito informazioni che ci potessero illuminare sulle leggi fisiche che regolano questo strano impianto sonoro senza elettricità. Ma se è vero che esiste una “teoria dei vasi comunicanti”, è ovvio che qui ne esista anche una sui muri.

Qualcosa sullo scopo di questo rudimentale mezzo di comunicazione, però lo abbiamo appreso. Sembra sia stato progettato al fine di consentire la confessione ai lebbrosi pur scongiurando il pericolo di un’eventuale contagio al sacerdote di turno. O forse anche per celarsi in caso di segreti inconfessabili a viso aperto.

Chissà. Rimane uno dei misteri che avvolgono questa straordinaria città e che, guarda caso, forse avrà ispirato uno dei suoi figli più geniali.

Molti secoli più tardi, Guglielmo Marconi proprio qui inventerà il telefono. Quello senza muri.

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