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PORTO CORSINI: Anatomia di un successo balneare e naturalistico

Capire se è proprio qui che inizia o finisce la festa, dipende solo da quale lato appendiamo una striscia di terra che, in Italia, tutti riconoscono come leader nel mondo degli intrattenimenti estivi.

Si tratta della Riviera Romagnola, una tagliatella di sabbia lunga un centinaio di chilometri, appena sotto l’angolo dove l’Adriatico s’incunea tra Stivale e Balcani.

Ravenna, la città storicamente più importante di Romagna, che i Romani elessero capitale del loro Impero d’Oriente, domina a monte una litoranea dall’impronta inconfondibile, simbolo indiscusso delle spensierate estati italiane.

In virtù di questo glorioso passato, tra i suoi vicoli è infatti ancora possibile visitare monumenti e opere millenarie, oltre ai celebri mosaici per i quali è principalmente conosciuta.

Qui il Sommo Poeta Dante Alighieri terminò i suoi giorni e ivi è allestita la tomba dove riposano in eterno le sue spoglie. Ma anche altri personaggi storici del calibro di Lord Byron e addirittura da eroi nazionali come Garibaldi e la sua sposa Anita, calpestarono questo suolo.

L’ex antica

capitale ora capoluogo di provincia è un mosaico di vocazioni: è città d’arte per le sue meraviglie monumentali, polo industriale di prim’ordine, porto commerciale tra i più trafficati d’Italia e anche fervente realtà agricola.

Ma oltre alle attuali floride produzioni ortofrutticole, da queste parti sopravvivono ancora specie vegetali legnose decisamente più imponenti, tipiche di questo pezzo di Romagna.

Grazie alle semine degli antichi Romani, è oggi possibile apprezzare millenarie popolazioni di pino domestico. La funzione che avrebbero assolto era prettamente a scopi navali per quello che adesso è conosciuto come Lido di Classe e che, ai tempi, fu un importante porto militare romano (“classes” in latino vuol dire “flotta”).

Le pinete ravennati costituiscono senza dubbio un’opera di assoluto pregio e costituiscono indubbiamente un plusvalore naturalistico di cui può godere il villeggiante che sceglie queste terre per un soggiorno.

Finite le dovute premesse, ora però passiamo in rassegna il lato squisitamente balneare di queste terre.

Il litorale ravennate si presenta bifido, scisso com’è tra due distinte fazioni marine: “lidi nord” e “lidi sud”. Tra i contendenti intercorre un confine liquido di demarcazione, il canal Candiano, una stretta spada di mare che penetra fino a solleticare il nocciolo cittadino.

Praticamente una lingua di acqua salata che spezza Marina di Ravenna, annoverata tra gli scenari romagnoli più agguerriti in fatto di movida, da Porto Corsini.

Un palmo d’acqua dove rimbalza regolarmente tra le due sponde un traghetto grande quanto un peschereccio, ma anche passerella di giganti marini come cargo e petroliere diretti nell’area petrolchimica.

Nella frazione marina “Porto Corsini”, del gruppo “lidi nord”, l’ardimentosa night life romagnola subisce un affievolimento transitando attraverso le fitte pinete dell’immensa riserva naturale.

Sono proprio tali magnifici boschi di pino, il punto di forza di questo segmento di litorale che mostra lineamenti decisamente più selvatici delle concorrenti più a sud.

Porto Corsini è stato un importante scalo portuale fin dalla dominazione papalina e, col passare del tempo, ha avuto anche modo di imbellettarsi e vendersi anche come meta turistica.

Chi viene da queste parti a trascorrere qualche giornata, non lo fa con l’intenzione di visitare antiche chiese o monumenti di pregio storico. Porto Corsini non avrebbe neanche un nucleo storico, ma è semplicemente un ordinato nucleo di villette munito di servizi essenziali e di pubblica utilità.

Il turista, che mediamente trascorre qui giusto il tempo di un week end, opta per questi luoghi spesso allettato dall’ampio ventaglio di svaghi che questa realtà è in grado di proporre.

A partire dal “camperista” che può fruire di spazi ben adibiti all’uopo o dal “surfista” che potrà contare su apposite scuole addestrative o ancora dal “campeggiatore” che può contare su strutture dedicate. Addirittura, sarà anche contento il “fantino” che potrà cavalcare un quadrupede.

Se questa lastra di terra stretta tra mare e pozze d’acqua dove natura e storia probabilmente non sono state generose come da altre parti, ha acquisito queste interessanti multifunzionalità, è solo merito dell’estro e ingegno dell’autoctonia, della quale non si può che tessere le lodi per aver creduto in un progetto vincente.

Elogio cum laude agli indigeni soprattutto per aver posto la Pineta di Porto Corsini nelle condizioni di resistere bene alle trasformazioni operate nei suoi dintorni, custodendola gelosamente e opes legis schermandola da qualsivoglia speculazione. Un modo riguardoso di fare turismo, una modalità “green” grazie alla quale neanche un pelo, nel corso del tempo, è stato torto a questo prezioso tesoro verde.

Ad ogni modo, opportunità di svago e cenni di storia a parte, quasi ci scordiamo dell’attore protagonista: le spiagge. Gli stabilimenti balneari pur contandosi sulle dita di una mano, valgono a pieno titolo il “pochi ma buoni”, vista l’eterogeneità dell’entertainment offerto e la lodevole gestione della “cosa pubblica” da parte degli esercenti.

La larghezza del fondo sabbioso è decisamente di molto superiore alla media nazionale e sono abbondantemente garantiti sia posti a sedere in sdraio e ombrellone per il pubblico pagante, sia quelli per il “libero spiaggiante”.

Per gli amanti dello sport c’è solo l’imbarazzo della scelta: campi da beach volley, campi da beach soccer e da beach tennis, calcio a tavolo, basket, bocce.

Segno dell’enorme importanza attribuita all’attività fisica, una sorta di culto che qui coinvolge ampie fasce della popolazione, anche “ragazze e ragazzi di una volta” che non è raro vedere impegnati in un’emozionante partita sulla sabbia.

Quell’”arte di arrangiarsi” o meglio quella capacità di inventarsi dal poco, qui come forse da nessuna parte, ha saputo magistralmente sopperire a lasciti storici o artistici, castelli o torri o qualsivoglia magnete turistico inesistenti in questa piccola anticamera di riviera.

E dal cilindro è venuta fuori un’opera che poi è divenuta il tratto distintivo di questo piccolo borgo.

E’ la “diga nord” di Porto Corsini, progettata per far dormire sonni più tranquilli all’adiacente area portuale. Un lunghissimo corridoio di cemento, un dito di pietra teso nell’Adriatico, che ha avuto il merito di aver unito l’utile al dilettevole.

Ben 3,5 chilometri di trampolino, una speciale carreggiata dove s’incontrano runners e ciclisti, pescatori alla posta per l’orata più grossa o innamorati e famiglie a passeggio.

Ma soprattutto sognatori che crederanno di camminare sulle acque verso un blu infinito, lasciandosi alle spalle un intatto paradiso verde.

Anche a Porto Corsini si respira una storia millenaria i cui protagonisti sono ancora tra di noi.

“Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà” (Bernardo da Chiaravalle).


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