TURISMO E SITI UNESCO IN ITALIA
“Sei in un Paese meraviglioso”, così recitava un famoso slogan al viandante sul lungo Stivale. Un monito quasi a ricordargli che tutto è sorpresa, tutto è meraviglia in qualsiasi luogo deciderà di fermarsi. Non è un caso se nel 2019 il Bel Paese figurava al quinto posto dei posti più visitati al mondo e se il turismo in Italia prende una grossa fetta dell’economia nazionale. È un settore dove oltre un milione di persone nelle circa 200.000 imprese alberghiere, trova uno sbocco occupazionale.
Del resto, nel corso dei millenni, il suolo dove adesso sventola il Tricolore è stato calpestato da innumerevoli popoli razze e civiltà, ognuna delle quali ha lasciato una traccia, un segno, un costume che, in molti casi, ancora oggi resiste. A tal proposito, sul territorio nazionale l’UNESCO ha individuato 47 siti di rilievo storico-culturale-ambientale, che percentualmente costituiscono il 5% della totalità mondiale.
VALLI BRESCIANE E LAGO DI GARDA
Il primo ad essere insignito del prestigioso titolo è il sito archeologico della Valcamonica in Lombardia, regione che trae la sua effigie ufficiale dalla “rosa camuna”, una delle rappresentazioni che le popolazioni dei Camuni hanno inciso su circa 1500 rocce che costituiscono il prezioso parco delle arti rupestri.
Un fiume di nome Sarca prende la rincorsa da Madonna di Campiglio, si tuffa a valle e riempie un’enorme vasca naturale prima di una trasfusione di acque verso sud attraverso il Mincio.
Succede ancora qui, non lontano dalla Valcamonica, che prende forma e sostanza il Garda, il più esteso lago italiano che visto da un aereo sembra un gigantesco calice con lo stelo infilato tra le montagne.
Sembra che il sostantivo da cui origina il suo nome e richiama il verbo “guardare”, il germanico “warda”, abbia proprio il significato di “vedetta” o “guardia”. Ma, a questo grande lago, qualcuno ha anche dato del “cornuto”. E per fortuna, solo geograficamente parlando.
Gli antichi romani lo chiamarono “Benaco” in onore del figlio di Nettuno che, tradotto, oggi avrebbe quell’ambiguo significato di cui prima, ma ai tempi era solo per indicare un luogo caratterizzato da promontori e prominenze.
SIRMIONE SUL GARDA
Quest’articolo, redatto in occasione di un breve viaggio su due celebri laghi d’Italia, ora vorrà soffermarsi proprio su una suggestiva lingua di terra che si protrae come una passerella sul lago di Garda: Sirmione.
Anche in quest’occasione, ci viene in supporto l’etimologia del nome che, dall’analisi del prefisso “syrma”, offre duplice significato di “coda” in greco e “albergo acquatico” in gallico.
Il tratto autostradale che da Milano conduce alle valli bresciane, all’apparenza non promette grandi sorprese se non una larga piana disseminata da numerose cascine.
Ma, una volta usciti al casello, Sirmione sbuca improvvisamente fuori con tutta la sua appariscenza.
I viali ben curati e coltivati a violette, i lunghissimi pini domestici e grasse palme, ricreano un’atmosfera forse distonica ma piacevolmente mediterranea da località balneare.
Bar e pub ai lati conferiscono al luogo un appeal da vacanza e le graziose architetture delle villette dai verdi e curati giardini ne attestano il mediamente elevato standard economico.
Si passeggia sullo stradone principale su larghi marciapiedi alberati verso il centro storico, con lo sguardo che vira calamitato verso la magnificenza della distesa d’acqua al fianco. La terraferma diventa sempre più snella fino al minimo possibile, come il diaframma di una clessidra dove una semplice porta apre l’unico varco ai visitatori verso l’antico borgo.
Da questo punto in poi, il turista vivrà una favola ad occhi aperti scorgendo le azzurre acque del Garda e le vette innevate all’orizzonte tra i merletti del castello scaligero. L’austero maniero fu costruito tra il Duecento e il Trecento da un rampollo dei veronesi Della Scala, intatto come tutto l’inventario di beni architettonici cinti dalla fortezza e custoditi gelosamente come fossero all’interno di uno scrigno.
Rimanendo in Alta Italia, con un salto laterale a ovest di 170 km, ci catapultiamo nei paraggi del lago di Como, che anche i letterati più negati ricorderanno per i famosi “rami” celebrati dal Manzoni in uno dei suoi romanzi più studiati.
COMO E IL SUO LAGO
A dirvi la mia, osservandone la fotografia dall’alto, mi sembra di vedere il profilo di una sagoma umana in corsa che poggia un piede su Como e l’altro su Lecco. A onor del vero, una “gamba” del lago è amministrativamente e geograficamente comasca e l’altra è lecchese.
Sono giunto a Como una sera di inizio gennaio e, neanche alle porte della città, ho avuto l’impressione di trovarmi in un grande presepe. Le strade strette molto inclinate e davanti tante piccole luci attaccate sui monti oscurati dalle tenebre come bottoni d’argento su un abito scuro.
Poi d’un colpo l’ambience cambia repentino quando, guidando tra complesse infrastrutture e palazzetti, si ha la percezione di essere in una moderna metropoli in miniatura con una viabilità non sempre di facile lettura.
Quando atterrati nel nucleo vallivo della cittadina, che ne è poi il nocciolo, si palesa imponente il sontuoso duomo lambito dalle rotaie delle ferrovie che servono la fermata “Como Lago”.
E’ celestiale l’effetto che la luce blu produce sull’insigne cattedrale lariana, esaltandone le rotondità e profondità dimensionali. Magnifica la famigliola con la cupola madre dietro le più piccole absidi che sembra abbiano la testa incappucciata con un clericale zucchetto azzurro.
Sulla facciata che dà sulla bellissima piazza, è stato contornato di luce dorata il perimetro della porta insieme alla colonna di statue incassate nella muratura. Infine, il rosone che acquisisce le sembianze di un medaglione d’oro completa lo speciale sulla chiesa madre della città.
Gli ornamenti natalizi che adornano il nucleo centrale di Como le hanno valso il titolo di “Città dei Balocchi”, tanto magica è l’atmosfera che si respira passeggiando tra le eleganti vie del suo cuore dal battito lento e rilassato.
Un’aria ancora più distesa sovrasta il lungolago, costellato dai tavolini dei caffè all’aperto e morbido salotto dei visitatori e cittadini affacciato su un fantastico panorama.
Escursionisti e turisti possono poi godere di una visuale ancora più completa raggiungendo in funicolare il minuscolo abitato di Brunate abbarbicato sul monte Tre Croci, dove pare il tempo si sia fermato.
Esplorando la zona, diventa difficile stilare un elenco delle varie ville che nel corso dei secoli hanno ospitato artisti, intellettuali, scrittori che qui hanno provato a trarre ispirazione per le loro produzioni.
Non si può negare l’incanto che suscita il lago, il blu a tinte forti che gli conferisce l’ombra della cintura di alture intorno.
Le Prealpi infatti inzuppano i loro piedi nelle sue dolci acque puntellati da tanti piccoli borghi graziosi come gemme. Sono indimenticabili le emozioni che questa parte estrema d’Italia suscita quando circumnavigata: Bellagio, Menaggio, Cernobbio sono solo alcune tra le perle da non perdere assolutamente lungo il fiabesco “ramo”. Ricorderete i loro vicoli chiassosi, i tramonti rosa sui moli, i giardini verdi profumati d’agrumi. Vi sentirete immersi in un luogo speciale, protetti in una pittoresca conca tenuta a bada come un neonato dalle imponenti montagne intorno. Avrete toccato con mano quanto finora avevate solo visto in un dipinto appeso o solo letto in qualche celebre scritto.
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