Nell’immaginario collettivo, grotte e caverne rievocano una storia remotissima, un passato ancestrale e primitivo. Per alcuni versi, tra cui quelli della mitologia classica, anche piuttosto terrorizzante. Pensiamo, ad esempio, alla terribile “Grotta dei Ciclopi” cantata nell’Odissea di Omero. Ma fortuna che ne esistono anche di più rasserenanti, come quella di Betlemme che ci infonde invece un senso di gioia e pace.
Leggende e sacre scritture a parte, in tempi in cui il cemento non era ancora stato brevettato, questi umidi e malsani pertugi naturali hanno costituito la primissima struttura abitativa umana.
Ma grazie al progresso, oggi questi primordiali anfratti sono esclusivamente oggetto di visite turistiche e ricerche geologiche.
Questa piccola nazione che è la Slovenia, nonostante ci abbia già positivamente stupito, può ancora riservarci altre sorprese. Tra le attrazioni consigliate da conoscenti e siti di settore, figurano le Grotte di Postumia. Così, decidiamo di raggiungerle e da Lubiana miriamo verso sud viaggiando tra alture rinfoltite del verde intenso di secolari abieteti, che forgiano questa terra della rude scorza tipica dei climi nordici.
C’è un enorme parcheggio e per raggiungere l’ingresso attraversiamo un ponticello sul Pivka, il Michelangelo d'acqua di questa monumentale opera naturale visitata da gente da ogni dove. Svariate sono infatti le comitive in attesa di iniziare il tour, raggruppate per lingua parlata e ognuna accompagnata da guida turistica.
Il trenino sul quale ci fanno accomodare, è simile a quelli utilizzati un tempo dai minatori per caricare il carbone. Prima di accendere i motori, veniamo ben ragguagliati dal responsabile del gruppo e un video multimediale sui comportamenti da adottare durante il tragitto. Tra questi, si sottolinea il divieto assoluto di fotografare con flash attivo e l’invito a guardare avanti seduti e non esporsi mettendo a rischio la testolina.
Su quello che fu il letto di un fiume che scavò questo tunnel, ora ci sono i binari sui quali siamo seduti che ci regalano una “scopia” lunga 30 chilometri nelle viscere della terra, dove la storia si è ibernata per migliaia di anni.
E’ tutto perfettamente immacolato in questa gola profonda armata di stalattiti e stalagmiti come zanne affilate dalle mille forme che impiegano un secolo per guadagnare un misero centimetro. Proprio per questo motivo, si sprecano i più disparati epiteti che gli studiosi hanno coniato: abbiamo mazzi di “spaghetti” ma anche “coscioni di prosciutto” di calcare che pendono dai soffitti umidi.
Comunque, oltre le “sale da pranzo” e “salumerie”, questo mondo sotterraneo che ci trasporta realisticamente in un fantastico cartone della Disney, offre anche “case del ballo” che hanno fatto da naturale cassa di risonanza a orchestre di fama mondiale.
L’escursione si svolge alternativamente a piedi e in treno ed è intervallata dagli esaustivi cenni di storia e geologia della preparatissima guida.
A fine corsa, in questa cornice così magica, non poteva mancare un animale fantastico. Così, abbiamo il piacere di conoscere il “piccolo drago”, l’unico residente in questi habitat così inospitali e scarni di risorse. Si tratta di un anfibio, il “Proteus Anguinus”, che ricorda molto la leggendaria creatura e che può sopportare un digiuno lungo anche 12 anni. Alcuni esemplari sono accuditi in un apposito vivarium.
Ci risvegliamo da questo claustrofobico sogno ambientato nel ventre terrestre riemergendo dai cunicoli sul cratere e rivedendo quella che, pur flebile luce di una giornata d’inverno, ci era tanto mancata dopo nemmeno due ore.
Prima di cambiare zona, un’ultima breve visita al Castello di Predjama, gioiello unico infilato nel buco di uno strapiombo alto 120 metri e, per questo, ritenuto inespugnabile. Un capolavoro perfettamente plasmato nella roccia carsica. Tra le sue mura visse in latitanza tale Erasmo, malfattore ucciso dopo un lungo tira e molla dalle guardie asburgiche imperiali con una sventagliata di palle da cannone.
Ora ci rimane la soddisfazione di aver visto la Slovenia in lungo, in largo e anche in dentro.
Sfruttiamo ancora il tempo a disposizione per una volata a Bled, dove abbiamo notizia di un magnifico lago alimentato dalla Jezernica, il minor fiume del Paese. Alle spalle di questo paesino di qualche migliaio di anime, si levano invece le bellissime Caravanche, le montagne più alte di Slovenia che segnano il confine con l’Austria.
L’autostrada che ci conduce qui, tagliando un ecosistema tipicamente montanaro, è molto affollata e molti scelgono questi luoghi per una pausa rilassante.
Il lago di Bled non è eccessivamente esteso e si può tranquillamente circumnavigare passeggiando lungo i bordi ben attrezzati. Per gli appassionati, non può mancare neanche qui un bel castello di stampo medievale. Lo raggiungiamo a piedi, affrontando in pendenza diversi tornanti tra maestose conifere e aggiungendo ulteriori 100 metri di quota ai già 400 del punto di partenza. Adesso, a 500 di altitudine, il lago appare piccolo come la pozzanghera in mezzo ad un enorme campo da calcio verdone.
All’interno, le regali sale del maniero ospitano alcune rassegne storiche come quella sui costumi dell’epoca e sono esposti anche resti umani di persone ivi vissute.
La nostra vacanza in Slovenia si conclude qui. Breve, ma ricca di emozioni.
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