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CASTRO - SANTA CESAREA, MARE E GROTTE

Il sole si fa attendere in questo pomeriggio dal meteo incerto. Prova a fare lo splendido ma non splende, spia da dietro le nuvole, in un irritante bluff che ormai ci accompagna fin dal principio di un’estate, questa del 2023, ufficialmente nata una decina di giorni fa ma effettivamente mai iniziata.

Però a Castro, nota località rivierasca in provincia di Lecce, nessuno ha voglia di rinunciare alla sua domenica di mare, al giorno di riposo sotto l’ombrellone o alla sua vacanza salentina. Tanto meno noi che abbiamo pregato affinché quelle nubi scure si trattenessero e si scongiurasse una loro improvvisa incontinenza.

Proprio giusto qualche sera prima, nelle vicinanze del porto di Castro, un cartellone affisso ad uno degli info-point delle varie compagnie naviganti aveva attratto la nostra attenzione. Quella era ovviamente ora di chiusura, ma una gentile signora casualmente nei paraggi, captate le nostre intenzioni, ci aveva allungato un dépliant con varie proposte escursionistiche via mare.

Il menu delle attività era semplice e chiaro e sostanzialmente tutte offrivano un tour delle grotte di Castro con tempi da 1 a 4 ore a prezzi proporzionalmente adeguati alla durata. Decidiamo quindi di riservare due posti per l’uscita delle 16:00, coraggiosamente fiduciosi che nessun maltempo avrebbe guastato i nostri piani.

Doppiamo “Pizzu Mucurune”, l’imponente altura di roccia sulla cui testa si sviluppa l’antico borgo di Castro Città. Nella lingua del posto, per “mucurune” s’intende la punta del pugnale. In effetti è di forma affusolata, ma io voglio immaginarlo come l’avambraccio disteso di un gigante posato sul fianco che veglia sull’area portuale e balneare, preservandola da pericolose marette.



Faccio un piccolo inciso richiamando quanto scrissi in un precedente articolo e cioè che, esattamente qui, approdò Enea in fuga da Troia, come raccontato da Virgilio nella sua Eneide. Una tesi sugellata dai ritrovamenti di una statua decapitata di Athena e annesse rovine di un tempio a lei dedicato insieme a tanti altri reperti che si possono visitare presso il Museo Archeologico allestito all’interno del Castello di Castro.

Dopo le dovute parentesi, torno a bordo dell’imbarcazione che ci trasporterà in una veloce ma suggestiva crociera nel mar di Castro. Grazie ad una fortunatissima congiunzione astrale, il meteo abbaia con fulmini ma non morde, cioè non piove e siamo gli unici due passeggeri, oltre allo skipper, che siedono a prora.

Con il promontorio del “Mucurune” lontano, le acque si travagliano e, cavalcarle, vuol dire sobbalzare e subire freddi spruzzi d’acqua salata in viso. Così anche noi potremo sentirci dei veri lupi di mare.

La prima grotta che incontriamo è la “Palombara”, da “palummu” che in salentino vuol dire “Piccione”. L’anfratto cavernoso è un ricettacolo di questi volatili che erroneamente si crede vivano esclusivamente nei centri urbani e invece prediligono proprio questi ambienti inaccessibili fatti di strettissime feritoie e crepacci dove possono nidificare.



Poi passiamo alla "Grotta Azzurra", che come è facilmente intuibile, grazie a particolari rifrangenze e giochi di luce, prende il nome dal colore intenso delle sue acque.

Infine costeggiamo la regina delle grotte castrensi,la più celebre ed esplorabile solo a piedi, detta Zinzulusa da “zinzuli”, stracci in dialetto, ai quali sono associate le stalattiti per somiglianza nella forma. All’interno di questa grotta vive il “Typhlocaris Salentini”, gamberetto cieco che, secondo la leggenda, perse la vista a seguito di una punizione inflitta ad un signorotto della zona per la sua odiosa avidità.


Grotta Palombara

Proprio a fianco della grotta, possiamo poi osservare anche la fantastica piscina alimentata con l’acqua del mare mimetizzata con la scogliera.

La navigazione termina in corrispondenza dell'ultimo metro del luccicante e centralissimo "boulevard" di Santa Cesarea Terme.

Costellato di alberghi e sontuose ville stile liberty, tra le quali “Villa Sticchi” che si distingue con il suo esotico cupolone in moresco in mezzo ad altre architetture orientaleggianti, qui il confine dell’Occidente inizia a sfumare.


Santa Cesarea Terme vista dal mare. In evidenza il "cupolone" di Villa Sticchi e in basso a destra gli stabilimenti termali

Sulla strada del ritorno, c’è ancora tempo per una rapida sosta bagno nella rada di Porto Miggiano, sovrastata dall'immancabile torre d’avvistamento, come le tante costruite in tardo medioevo per salvaguardare le coste dalle frequenti incursioni turco-ottomane.

L’insenatura si apre tra costoni di roccia intarsiati a forma di cubetti di carbone che vagamente ricordano le mediorientali ziqqurat. In fondo alla baia, spicca la spiaggia di pietrisco come perlinato misto a sabbia dorata tra due alti strapiombi di arenaria chiara addobbati da ciondoli di cappero, tamerici, pino mugo e altre barbette vegetali autoctone che completano l’ennesimo stupendo quadretto salentino, un ulteriore raro scenario ancora in contrasto con quasi tutto il resto della riviera adriatica italiana.


Baia di Porto Miggiano: la spiaggia è in fondo e si raggiunge percorrendo cento scalini

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