Si dice “porre l’accento” su qualcosa, quando si vuol darne risalto. E secondo norma, in “Grotta della Poesia” l'accento casca sulla "i".
Eppure, grammaticalmente ed etimologicamente, siccome in origine questa era la Grotta della “Pòsia”, in questo speciale caso sarebbe stato più corretto far cadere l'accento sulla “e” e quindi leggere "poesia" in tutt'altro modo dal solito.
Difatti non se ne conoscerebbero altri come succede ad esempio con parole tipo “subito”, “ancora” oppure “portale” che pronunciamo a seconda del contesto in cui sono inserite.
Tuttavia, in fin dei conti, questo posto merita a pieno titolo l'accostamento con la sublime arte letteraria della poesia.
Comunque, secondo alcune fonti, con il termine greco “Pòsia” si intenderebbero le fonti idriche dolci sotterranee che innervano la località in questione.
Premesse ortografiche a parte, siamo a “Roca Vecchia”, dove “roca”, forse dallo spagnolo, significa “roccia”. Si tratta di una frazione costiera del Comune di Melendugno (LE), a circa dieci chilometri a nord di Otranto, sul versante orientale salentino. Un breve tratto litoraneo che però racchiude un ricchissimo passato che inizia sotto i Messapi, un’antica civiltà che abitava questa splendida penisola italiana.
Poi, sotto la dominazione romana, pare che proprio qui sia approdato il futuro imperatore Ottaviano Augusto, consanguineo dell’illustre Caio Giulio Cesare, in occasione di una visita di cortesia nell’attuale capoluogo di provincia.
E, per concludere con i cenni storici, anche nell’Eneide, Virgilio cantando “ne suoi corni ha due scogli, anzi due torri”, si riferiva con tutta certezza ai due “faraglioni” della vicinissima Torre dell’Orso.
In ogni caso, siamo di fronte ad uno scenario molto particolare che vede le sabbie di Otranto tornare roccia, come tutta la costa da Punta Palascia a Leuca. Una di queste scogliere lisce dagli angoli smussati è stata perforata dallo mano divina, aprendo un buco rotondo quasi al compasso.
Affacciati sul perimetro di questo meraviglioso pozzo trivellato da Madre Natura, decine di turisti si lasciano incantare dal suo fondo di acque pacate, colorate come un dipinto ad olio.
È uno spettacolo cromatico dove al verde del fondale sabbioso si sovrappongono le macchie scure degli scogli su esso adagiati.
Per calarsi in questa calotta capovolta, in questa incredibile falesia a ciambella ripiena di acqua salata, occorre percorrere una scaletta naturale talmente stretta da doverlo fare con le spalle attaccate alla parete. Per questo, forse ci vuol meno coraggio a tuffarsi direttamente dal “bordo piscina” per chi ha fretta di rinfrescarsi.
In questa exclave di mare, appena fuori dai suoi pericoli, dove gli umori delle onde sono ben placati in un pittoresco recinto di minerali, anche i nuotatori meno esperti possono ”fare bagni tranquilli”. In ogni caso, la via verso il blu più aperto e profondo è sempre aperta. S’intravede nella sua magnificenza, scrutando sotto una saracinesca di pietra appena socchiusa.
Trapassandola, il mare della “poesia” diventerà quello di un infinito romanzo.
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